Classici

"...io ero buono, la mia anima ardeva d’amore e umanità, ma non vedi quanto sono solo, miserabilmente solo?"

Autore: Mary Shelley

 

Trama

Mary Shelley ha indubbiamente creato un capolavoro, ma anche una sorta di icona pop, divenuta proverbiale e versatile, tale da essere evocata nelle situazioni più impensate. […] Da un lato Frankenstein suscita interesse come ipotesi sulla possibilità di un mortale di sostituirsi a Dio, o alla Natura, mentre dall’altro riporta alla luce ogni sentimento di orrore e di repulsione radicato nei più profondi recessi dell’animo umano.

Sotto questo punto di vista, l’impatto dell’opera sul lettore è duplice, stimolandone allo stesso modo l’interesse così come le più cupe emozioni; il ritmo serrato dell’inseguimento assieme ai crimini perpetrati dal mostro contribuiscono ulteriormente a tenere alta la tensione, mentre il pericolo della cosiddetta “hideous progeny” – a cui la creatura potrebbe dare origine se dotata di una compagna della stessa specie – provoca le stesse paure generate dal dilagare di una pestilenza”

Cosa ne penso

Buondì Lettori! ❤️🦊

C’è un sottotitolo in Frankenstein ovvero “Il moderno Prometeo” è così che Mary Shelley vede il suo dottore, un uomo che si  arroga il diritto di ergersi a Dio, di sfidare le leggi della natura, per poi non prendersi fino in fondo le responsabilità del suo gesto.

“Per esaminare le cause della vita dobbiamo innanzitutto rivolgerci alla morte”

Victor è un uomo che vuole sempre di più, sempre di più, insoddisfatto di ciò che ha intorno decide di compiere un gesto estremo: creare la vita, con arroganza, superiorità, superficialità, per poi lasciare immerso nella solitudine “suo figlio”.

Il “mostro” apre gli occhi su un qualcosa che non conosce, imparerà ad amare il cielo, lo sbocciare dei fiori, la natura e gli uomini.

Ma il “mostro” è orribile agli occhi dell’uomo, e “l’umanità odia gli sciagurati”, cercherà amore e riceverà in cambio odio e rabbia, fino a diventare davvero un Mostro. 

“Osai essere felice”.

In un rincorrersi infinito tra il Creatore e la sua Creatura, Mary Shelley porterà a galla, limiti e cattiverie umane, dolore e morte, Frankenstein è fautore del suo destino: il “Mostro” ha ricevuto il “fuoco di Prometeo” e poi si è fatto consumare da esso. 

“Infausto il giorno in cui ricevetti la vita! esclamai nel tormento “Maledetto creatore! Perchè hai dato forma a un mostro così orrendo, da cui perfino tu sei rifuggito”.

Si arriva alla fine del libro e ci si accorge della modernità di una storia scritta 200 anni fa da una diciannovenne, che con eleganza ci porta alla fatidica domanda “chi è il vero mostro?”

Domande a cui è difficile rispondere, ma questa è la potenza dei libri.  

“L’angelo caduto diventa un demone maligno. E tuttavia, persino quel nemico di Dio e degli uomini aveva amici e complici nella sua desolazione. Io no, io sono solo.”

Finale straordinario e commovente.

Vi abbraccio ❤️🦊

 

4.5/5

“𝑉𝑒𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜, 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑙𝑒 𝑠𝑏𝑎𝑟𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑔𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎, 𝑢𝑛 𝑢𝑐𝑐𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑐𝑢𝑟𝑖𝑜𝑠𝑜; 𝑒̀ 𝑢𝑛 𝑝𝑟𝑖𝑔𝑖𝑜𝑛𝑖𝑒𝑟𝑜 𝑣𝑖𝑣𝑎𝑐𝑒, 𝑖𝑟𝑟𝑒𝑞𝑢𝑖𝑒𝑡𝑜, 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑜; 𝑠𝑒 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑒 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑜, 𝑣𝑜𝑙𝑒𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑙𝑒 𝑛𝑢𝑣𝑜𝑙𝑒”

Autore: Charlotte Brontë

Trama

Trasgressivo, indecoroso, scandaloso. Così fu definito, alla sua uscita nel 1847, il capolavoro di Charlotte Brontë; l’eroina senza famiglia e senza soldi, intelligente e colta ma cresciuta in un orfanotrofio, che osava dar voce ai sentimenti che provava per un uomo proibito, infranse molti divieti nel rigore dell’Inghilterra vittoriana.

Cosa ne penso

Jane Eyre è un personaggio del colore della brughiera, non quella primaverile col sole che scalda, ma quella del primo mattino con la nebbia e una flebile luce che cerca di oltrepassare il grigiore.
Jane ha in se quella flebile luce che oltrepassa e che alla fine riesce ad illuminare ogni cosa.

Jane è un’orfana che nella prima parte della sua vita subisce ogni vessazione e umiliazione possibile, soffrirà la fame, il freddo, malattie e privazioni estreme, ma proprio come quel raggio di luce lei si fa strada a spintoni nella sua vita perché Jane è forte, è bisognosa di volare via, di imprimere la propria dignità e la propria indipendenza.

Jane è intelligente, Jane non ha paura di dire ciò che pensa, Jane è affamata d’amore, vuole amare e vuole essere amata, ma quando accade non se ne sente degna perché il sig. Rochester è il suo padrone, è attorniato da splendide donne eleganti e bellissime e lei è un “Nessuno” e più quell’amore brucia più lei si chiede se sia giusto, e anche quando quell’amore verrà finalmente ricambiato il suo cuore verrà spezzato ulteriormente. Perché la vita di Jane non è facile. Perché la vita vera non è mai facile.

Scritto in maniera autobiografica, questo gioiellino è classificato come romanzo di formazione più che come storia d’amore e il motivo è semplice, il messaggio di crescita che arriva da Jane è potente: possono toglierle tutto ma mai la dignità, possono chiuderla in una gabbia ma non chiudere il suo bisogno di conoscenza, Jane è capace di guardare oltre, Jane è capace di amare un uomo che non rispecchia nessun ideale romantico, Jane dei soldi non se ne fa nulla. Jane è affamata d’amore, di famiglia, di felicità, e in fondo non siamo affamati tutti allo stesso modo?

4.5/5